Riflessioni, Massimo Prearo

Riflessione
23 settembre 2019

L’azione dei movimenti anti-gender continua spaventosamente il suo corso, sempre meno nelle piazze e sempre di più dentro le istituzioni.
Oggi, Filippo Savarese, quello di Citizen Go, attivista della prima ora nei ranghi de La Manif Pour Tous Italia, festeggia l’uscita del Comune di Siena dalla Rete Ready, rete nazionale delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Già Udine ne era uscita poco tempo fa, e anche la regione Friuli Venezia Giulia, grazie alla determinazione del governatore leghista Fedriga, così come Trieste, Pistoia e Piacenza, e probabilmente altre città che seguiranno.
Ma contemporaneamente, nasce a Genova la Rete dei Comuni per le famiglie “naturali”.
Abbiamo pensato che questi fossero movimenti di reazione, moventi negativi, contro, anti, senza un reale progetto propositivo.
E invece ci sbagliavamo. Quel progetto non era forse chiaro a loro stessi, forse non avevano nemmeno previsto che la destra e l’estrema destra in Italia avrebbero colto la palla al balzo, e forse non avevano previsto un governo leghista e un appoggio così netto dal leader di quelle compagini. Forse.
Fatto sta che quel progetto ogni giorno prende forma, si precisa, si affina, e trova nuovi spazi di sperimentazione all’interno delle istituzioni per smantellare i progetti di lotta contro le discriminazioni che negli ultimi trent’anni, con estrema fatica, le associazioni LGBTQI+ hanno contribuito a mettere in piedi e a difendere.
Attraverso l’attacco alle persone e alle famiglie “arcobaleno” e la difesa della famiglia “naturale” questi movimenti e questi politici stanno riscrivendo l’architettura delle istituzioni della democrazia in senso antidemocratico.
Smantellare una Rete contro le discriminazioni e riprendere la sua architettura svuotata per rimpiazzarla con un progetto apertamente discriminatorio.
La democrazia ribaltata come un calzino.